lunedì 9 agosto 2010

Le figlie di Ananke. Black Light - cap.1

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Parte prima
Capitolo 1
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Journey on to the eternal reward
It's a long way to go
A black angel at your side

Black Angel - The Cult


Anno 2006
Nel cielo di Roma non c’erano nubi, neanche la più piccola velatura.
Vanth Kriera Nefthari, figlia di Ananke, però, non riusciva a scorgere più di qualche stella nel blu ovattato della notte. Fece una smorfia e mosse l’aria davanti a sé con la mano, come a scacciare l’inquinamento della Città Eterna. Chiuse gli occhi e abbassò il viso concentrandosi sulle percezioni non umane del suo corpo.
Di colpo aprì le palpebre, iniziò a correre in uno dei vicoli di Trastevere e con il passo felpato di un gatto poggiò i piedi su una panchina, un muro sporco, un lampione spento e di nuovo il muro fino a superare il cornicione di un palazzo. Si fermò sul corrimano di una scala di ferro che portava sulla terrazza di un privato, accucciandosi sulle gambe; quindi voltò il viso verso il Vittoriano e sorrise.
Dietro i cavalli al galoppo, bloccati per l’eternità in cima al monumento, un essere bianco come neve osservava le macchine sotto di sé. La ragazza fece forza sui talloni, infilati contro ogni buongusto negli anfibi, e si librò nell’aria, spalancando lunghe ali grigie dietro le spalle. Tre, forse quattro battiti e le suole di gomma si adagiarono sul lato opposto di dove si trovava l’altra creatura che, vedendola arrivare, inclinò il capo e le sorrise con affettazione.
Anch’egli spalancò le ali bianche, tuttavia si limitò a un volo radente al bordo frontale del Vittoriano, quasi lo stesse accarezzando con i sandali dorati. Invisibile a occhi umani, aggirò la Vittoria alata sulla biga di bronzo e si fermò. «Thari», esordì con una voce mielata. «Quell’uomo deve vivere.»
«Akel», replicò lei senza il minimo tentennamento, «quell’uomo deve morire. Stanotte.»
Lui spostò il peso del corpo su un lato, sfiorando con la mano una delle ruote della scultura e guardando la ragazza, immobile due gradoni più sotto rispetto a lui. «Io non vi comprendo: trovo ridicola la testardaggine di voi Moire.»
Thari sorrise a quell’appellativo. «Non lo devi comprendere e non capisco neppure perché tu stia tentando di farlo da così tanto tempo. Ucciderò quell’uomo, Akel, Figlio della Luce, e ucciderò anche te se tenterai di impedirmelo; sai che lo farò.»
Lui fece scorrere lo sguardo su di lei, indugiando sulla sua pelle più nera della pece; indossava due distinti pezzi di stoffa: il primo le copriva il bacino come una gonna corta e leggera; il secondo era un lungo tessuto incrociato avanti e dietro, drappeggiato in modo da coprirle il seno e stretto da una cordicella sulla vita. Era una delle poche figlie di Ananke a vestire in quel modo. Akel era convinto che fosse ridicolo: troppo corta la gonna, troppo strano l’incrocio delle vesti e troppo fuori posto gli anfibi; ma ammetteva che, ora che il corpo di lei aveva assunto quella forma, la rendeva appieno donna. Una donna sensuale, tuttavia imperfetta.
«Sai, per me è piuttosto frustrante dover combattere con te, insomma, eri una bambina fino a pochissimi anni fa e lo sei stata così a lungo che nessuno pensava più a un cambiamento. Un caso che spero di non dover ritrovare in futuro. Non so come tu ti sia guadagnata un posto, nonostante il tuo sangue, io non te lo avrei concesso», aggiunse con voce tagliente.
«Non fare l’angioletto sprovveduto, sai benissimo che non ero una bambina, se non nella forma. O stai ragionando in termini umani?» lo stuzzicò.
Akel strinse appena le palpebre. «Tesoro, non è la forma che ti rendeva una bambina, era la tua incapacità di essere demone. Deve essere dura combattere con il lato umano.»
«Continui a fare lo sprovveduto o, forse, speri solo di farmi perdere la pazienza. Gli umani possono chiamarvi angeli, tuttavia siete dei demoni quanto noi, e come tali siete a metà tra l’essere umano e la divinità; vuoi negarlo, Akel?»
Senza preavviso, lui scoppiò a ridere, scuotendo i capelli biondi e lucidi anche nel buio della notte. «Thari, sei molto gentile a farmi queste lezioni di demonologia, un ripasso fa sempre bene. Tu, però, sei nata perché tua madre aveva deciso di farsi una sana scopata con un umano.» Fece una pausa. «Vuoi forse negarlo?», le fece il verso.
«Non nego mai ciò che sono, Figlio della Luce», replicò gelida, spostandosi sul gradone più alto senza smettere di guardarlo. «Al contrario di voi altri, mi sono guadagnata il mio posto e il mio lavoro.»
«Uccidere umani innocenti?»
«Esattamente.»
Una folata di vento scompigliò a entrambi i capelli chiari. «Non credi che sia crudele?»
Thari abbassò un poco il mento, sollevò con calma la mano destra, che portò dietro le scapole piumate, e impugnò l’elsa della sua spada; la lama emise un sibilo uscendo dalla fodera che la sosteneva. «Voi angioletti avete la noiosissima capacità di farmi sempre le stesse identiche domande. Non capisco se sia un modo per farmi perdere tempo o se siete davvero così interessati alla mia natura, all’etica del mio sangue e al tentativo di farmi cambiare idea. Purtroppo ho un uomo da far rinascere e un equilibrio da mantenere: se vuoi tentare di fermarmi, fallo; ma chiudi la bocca.»
L’aria calda dell’estate mosse la toga di Akel, che estrasse la sua spada, aggrottando la fronte. «Sei ingiusta. Lo siete tutte voi, porterete dolore e lacrime e odio nei confronti di Dio.»
«Porterò Patrizio Esposito nelle mani di Dio; dovresti essere contento», ribatté lei asciutta.
«Non puoi sapere dove andrà.»
Lei alzò gli occhi al cielo, puntò i piedi a terra e sollevò la spada; in un batter di ciglia si avvicinò all’avversario con un affondo. Akel parò con la proprio arma, senza scansarsi, e lei gli fissò gli occhi grigi a pochissimi centimetri di distanza. «Hai ragione, non so dove andrà, ma so che rinascerà tra poco. E anche tu.»
Lui balzò indietro, flessuoso ed elegante, e con un salto si posò sul sedere di uno dei cavalli, posando i sandali con la morbidezza di una piuma. «Quanti angeli hai ucciso? Uno, due?»
Lei lo raggiunse poggiandosi con grazia sulla testa del quadrupede. «Hai paura di me, Akel?»
«Sai che il Bene prima o poi trionfa sul Male?», le rispose lui volteggiando intorno a lei.
Thari sfiorò la lama di lui con la propria, quasi volesse saggiarlo con delicatezza. «Chi ti racconta queste favolette, tua madre? E scrivi anche a Babbo Natale, magari.» La punta della sua spada disegnò un cerchio perfetto attorno a quella di Akel, la scontrò, la sospinse indietro e l’allontano dal proprio torace.
Lui la spostò senza demordere, fluttuò sulla cima del monumento e affondò su di lei, mirando al cuore. «Certo che gli scrivo», rispose parlando più forte dello stridere acuto delle lame a contatto. «Io non vado in giro a far morire le persone. Sono un bambino buono.»
La ragazza volò insieme a lui, le ali appena aperte per non farle scontrare con quelle di Akel. La bellezza di un perfetto passo di valzer, ma le armi scesero a incastrarsi sulle impugnature, bloccandoli a vicenda. Entrambi posarono i piedi sul pavimento della terrazza, tenendosi stretti in un abbraccio. Lei alzò il viso verso di lui, avrebbe quasi potuto baciarlo. «Però i tuoi occhi bramano la mia morte», commentò caustica.
Lui sorrise, con una dolcezza che sembrava sincera. «Perché tu sei il Male, tesoro.»
E prima che potesse rendersene conto, la lama di un pugnale le perforò il fianco sinistro.
Gemette.
Liberò la propria spada e fece due passi indietro, guardandosi la ferita, da cui usciva sangue rosso. Sangue umano. Lo stesso che era rimasto sulla lama che l’aveva colpita. Guardò Akel e la soddisfazione sul suo volto. «Non puoi uccidermi con quello», disse senza riuscire a dissimulare la sorpresa di tale mossa.
«Lo so», replicò lui, atono. «Ma posso farti molto male. E quando sarai debole ti finirò con la spada. È questo il bello di essere del tutto demoni: tu non puoi ferirmi, se non con la tua spada.»
Thari poggiò il palmo della mano sulla ferita, avvertendo il calore della propria energia. Akel aveva ragione, era svantaggiata. Poteva evitare lo scontro, curarsi e tornare all’attacco, ma non aveva tempo a sufficienza: l’umano doveva rinascere e non avrebbe potuto farlo senza di lei. Continuando a tenere la mano sulla ferita, alzò di nuovo l’arma contro il suo nemico. Lui sorrise compiaciuto, parando tutti i suoi colpi.
Lei serrò le mascelle e isolò il mondo attorno a sé. Le mille luci di Roma sparirono, e così il Vittoriano, la brezza tesa sui tetti, il suono borbottante delle automobili e gli autobus notturni, il fondo scuro dei Fori Imperiali, il cielo, la terra. C’erano solo lui e lei. I fendenti precisi che scivolavano come pennellate; i corpi che si muovevano agili roteando con i muscoli tesi.
E il dolore. Il dolore che divampava subito sotto le costole. Thari chiuse gli occhi e si concentrò sulla percezione mentale del corpo e l’essenza di lui. E le sue lame.
Vanth Kriera Nefthari era veloce; lo sapevano tutti.
Gli scatti, i volteggi, i balzi felini di Akel non servirono a molto: quando lei riaprì le palpebre di un nero corvino, lui era a terra e le stava puntando contro solo il pugnale. Con la coda dell’occhio poteva scorgere la spada di lui troppo lontana dalla sua mano, non si voltò a guardarla: il volto del nemico ora non riusciva a nascondere la paura. La morte, la vita, la rinascita; tutti temono ciò che non conoscono.
Lei imprecò in silenzio perché quella paura era nettare troppo dolce; e troppo crudele anche per lei.
«Uccidimi pure, demone dell’inferno, sarà il Bene a vincere.» La voce di Akel era bassa, tagliente e non tradiva il terrore dipinto nei lineamenti.
Thari spostò la toga di lui con la punta della sua arma, scoprendo il petto del colore dell’alabastro. Prese l’impugnatura con entrambe le mani e il suo corpo perfetto mostrò tutta la sicurezza di ciò in cui credeva. «Che Dio ti benedica, Figlio della Luce», sussurrò.
E la lama rifletté il disco rossiccio della luna che sorgeva a est, prima di affondare nel cuore azzurro di Akel.

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17 commenti:

  1. oooohhhhhhh....dunque...è difficile perchè ho ancora questo suggestivo combattimento sul nostro vittoriano davanti agli occhi quindi devo tornare giù e cercare di non cadere dalla sedia!! Che bello chicca!! Mooooolto suggestivo ed accattivante!! Non vedo l'ora di scoprire tutto il resto, la mitologia sulla quale ti sei basata e come i personaggi, caratterizzati semplicemente ma davvero bene, intrecceranno le loro storie. Questo primo capitolo ha il sapore eterno di Roma stessa, sembra, quella che tu racconti, una battaglia antica quanto la città Eterna!!
    WOW (in sintesi!!)

    ;-o !!! Aspetto il seguito con ansia!!;-D

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  2. Meno male che mi hai fatto la sintesi, la mia mente accaldata ringrazia :D

    Sempre troppo gentile. Speriamo bene...

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  3. Si si anche se era affascinante, come sempre, vedere Roma di notte dall'alto specie con l'aggiunta di una battaglia del genere!!!

    ;-))))

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  4. ma non sarà che siamo troppo romane???
    o_ç

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  5. Cioè...uao...fantastico, è bellissimo!Davvero brava, è molto suggestivo e sembra di assistere dal vivo alla battaglia, veramente ben scritto continua così:)

    P.S.:A quando il continuo?

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  6. Grazie Fly, gentilissima.
    Ehm, il continuo è work in progress, purtroppo sto scrivendo un altro romanzo, e sto, ahimè, anche studiando. Il tempo è mio nemico!!

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  7. Si si si troppo orgogliosamente e fedelmente romane!!!! ;-)~

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  8. Al contrario direi!! Magnifiche!!!! ;-)))))

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  9. Accidenti °_° Che spettacolo! Personaggi ben delineati, narrativa ben cadenzato e coinvolgente grazie ad un ritmo serrato ma non frenetico e Roma... mio dio che spettacolo!
    "aggirò la Vittoria alata sulla biga di bronzo e si fermò..."
    Forse sono io troppo fissata con Roma (è il mio primo grande amore), forse una persona che non conosce bene Roma merita una noticina (un bel *1 in fondo al romanzo servirebbe per non rovinare la prosa assolutamente perfetta!)

    Sono entusiasta, davvero. MI piace tanto e in genere non sono mai "così" entusiasta... Credo che tu mi abbia fregata ambientandola a Roma V_V

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  10. Anche per me Roma è stato il mio primo vero, turbolento, amore!! Un po' glielo dovevo. Sai, mi sono chiesta più volte, mentre scrivevo, cosa potesse vedere un lettore che a Roma non era mai stato, motivo per cui, più su, ho messo alcune foto. Ho pensato a qualche nota, ma conosco così bene questi posti che non so cosa possa sfuggire a chi non li conosce... Chiederò infromazioni.

    Dovrò mantenere l'entusiasmo della Signorina Rompiballe (e per questo mia lontana parente, ne sono certa!) per tutto il racconto. Ah, ora sì che mi sono fregata! ; )

    Grazie, un bacione

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  11. Bellissimo anche questo capitolo, davvero coinvolgente, emozionante... bello, davvero!
    Io non sono di Roma e i nomi così, da soli, non mi dicono molto, ma sono riuscita a immaginarmi lo scenario, terribilmente suggestivo, direi...

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  12. Grazie, Benny, e grazie per avermi dato la tua visione di Roma dalle mie parole : )

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  13. sono rimasta folgorata, strepitoso ed ora cosa mi aspetta ? Belli i dialoghi , la narrazione serrata ed incalzante , al cardio palma e superba la location.

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  14. Ciao, grazie per essere passata. Sono contenta che ti piaccia. Spero continuerai a leggere.

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  15. E' davvero ben scritto! Scorre via che è un piacere :)

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