lunedì 6 settembre 2010

L'olandesina

Muove un po’ la testa, poi sorride tra sé. Ha quasi novant’anni, e molte operazioni alle spalle, qualche caduta e un piede fuori uso, ma la sua energia è strabiliante: la mete è lucida, invidiabile; il suo carattere forte, combattivo e fiero, non si è sottomesso alle grinfie del tempo.

Prima di parlare dondola un po’ la testa, come facevo io quando ero piccola, come fanno gli orientali.

«Sì, io ero una bambina, da noi ci stava la sesta per chi voleva continuare un altro po’ gli studi... zia Mimma era l’insegnate, per questo lui era lì.» I suoi occhi brillano.

Sono arrivata a questo discorso per evitare il mio -di amore-, un po’ mi sento in colpa, ma sono felice del risvolto, più di quanto mi aspettassi...

Dà un morso a una fetta di torta che le ho portato. «Litigavamo sempre, lui mi prendeva in giro. Era bello nonno, aveva gli occhi verdi, verdi, e i capelli, scuri, scuri, non erano né lisci né ricci», fa un mezzo cerchio con la mano, «erano ondulati, ma precisi, eh! Così...» e muove le dita invecchiate e rigide come a disegnare onde «La sua famiglia aveva tutti occhi chiari, nella mia tutti scuri. La sua famiglia non voleva che sposasse me, perché non avevo niente, non ero istruita, lui non aveva ancora la cattedra qui. Ma a nonno non interessava, voleva sposare una come me, e, quando arrivava, mi chiamava canticchiando ‘olandesina, olandesina? Dove sei, olandesina del mio cuor?’» Balla divertita sulla sedia, la sua vestaglia a fiori la segue nei suoi movimenti lenti, ma ben delineati. «Non ci siamo mai fidanzati, era tutto un gioco e poi ci siamo sposati nel ’32... quindi avevo?»

«Sedici anni, nonna.»

«Ah, sì; e poi nel ’33 è nata zia.» Sorride. «Non ci siamo mai fidanzati: giocavamo, e lui mi chiamava ‘olandesina, olandesina’.» I suoi occhi si riempiono di lacrime.

Mio nonno da qualche anno non c’è più, ma so che non sono solo lacrime di tristezza. Mi commuovo, ma cerco di nasconderlo. Lei sposta un po’ l’argomento, sorride e dice: «Eh, nonno ti voleva bene!».

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