lunedì 23 agosto 2010

Le figlie di Ananke. Black Light - cap.3

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Capitolo 3

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Thank you for making me
feel like I am guilty,
making it easy to
murder your sweet memory.


Anno 2009

«Signore, questa zucca gialla è buonissima.» Gracchiò un’anziana pulendo un carciofo con un coltello e mostrando la bocca sdentata ad un uomo pelato.

Thari aggirò la bancarella di frutta e verdura, notando quanto fossero agili le dita rugose di lei, e si spostò per far passare una donna che, altrimenti, l’avrebbe attraversata - percependo un brivido - due secondi più tardi. Sorrise osservandola tenere per mano una bambina, che a sua volta teneva per mano una piccola Befana su una scopa di paglia. Un uomo gridò le bontà della sua carne e un altro si lamentò di dover portare un piccolo albero di Natale da solo.

La ragazza si inebriò del profumo intenso degli aghi dell’abete, quindi alzò gli occhi verso la statua scura di Giordano Bruno, che la fissava severo da sotto il cappuccio, e decise che vi fossero troppi piccioni; aprì le ali e si appollaiò sulla ringhiera in ferro battuto di uno dei balconcini di piazza Campo de’ Fiori. Fin da quando avevano smesso di compiere le esecuzioni capitali, andava spesso in quel luogo, sia di giorno che di notte, a respirarne l’aria rilassata, dal sapore sincero di paese; tuttavia ora era là a seguire Ryker e Lucrezia Mancini fare la spesa.

La ragazzina, il viso incorniciato dai morbidi capelli biondi che uscivano dal cappello di lana, teneva tra le dita bianche un pezzo di torrone al miele che le aveva regalato il ragazzo del bar, e le sue sottili labbra rosate erano macchiate di cioccolato, mentre sorrideva al fratello. Lui le stava dicendo qualcosa che Thari non riusciva a distinguere in mezzo ai mille rumori del mercato.

Con le braccia poggiate sulle gambe si beava del frastuono armonioso degli essere umani, quello presente nei loro corpi e nelle loro menti. Sapeva che vi fossero dei demoni nelle vicinanze, eppure non si aspettava di trovarne proprio nella piazza in quel momento. Due occhi neri si sollevarono a guardarla e subito dopo misero a fuoco Ryker dalla parte opposta della piazza. La ragazza quasi planò a terra con un balzo leggero, attutito dalle suole di gomma e rallentato dalle ali appena aperte. Estrasse la propria spada cristallina, aggrottando la fronte.

L’altro demone, una donna, le lanciò un’occhiata astiosa, che non riusciva a dissimulare una vaga paura, e imboccò via dei Giubbonari. Thari la bloccò prima che potesse prendere il volo e la spinse in un vicolo più stretto. «Lascia in pace quel ragazzo.» Sibilò.

«Ero solo venuta a controllare.» Farfugliò in risposta l’altra cercando di liberare il polso dalla presa ferrea di Thari. Mormorò qualcosa e si spostò guardinga lungo la strada, trascinandosi la ragazza dietro di sé.

Thari la strattonò e studiò i suoi lineamenti contratti, trattenendola su un lato del vicolo. Stessa madre, padri diversi; era così per la maggior parte delle figlie di Ananke. Quella che aveva di fronte era molto più giovane di lei, nonostante avesse un corpo di donna da molto più tempo; non era molto forte, ma soprattutto non era così coraggiosa. In quell’istante, percependo la presenza di un altro demone, Thari comprese. «Merda!»

«Thari…» Gli occhi dell’altra si spalancarono per lo stupore, mentre si rendeva conto della lama che la trapassava. «Io non…», provò a dire, tuttavia le parole si affievolirono sulle sue labbra nere. Una luce azzurrognola filtrò dal suo petto, divenne sempre più scura e divampò in bagliori quasi tangibili, come i riflessi di un'ossidiana.

Thari estrasse l’arma dal corpo del demone e batté un pugno sul muro, assaporando il piacere intenso di ciò che aveva fatto e imprecando per lo stesso motivo. Era conscia di come le sue mani si muovessero, irrazionali, prima del pensiero; chiuse gli occhi e dopo un momento li riaprì. «Che Dio ti benedica.» Lo disse con sincerità, come faceva sempre, ma la rabbia la divorò di nuovo un istante dopo e si fiondò nella piazza affollata, con in mano la spada ancora grondante di sangue azzurro.

L’altro demone, sul bordo più alto dell'unica fontana, situata nel lato nordovest, si preparò all’attacco.

Le loro lame si scontrarono con un fragore acuto; i loro muscoli si tesero carichi di adrenalina. I piedi erano a qualche centimetro sul pelo dell’acqua, che borbottava ignara nel freddo dell’inverno.

Thari dovette torcere il corpo in un movimento fulmineo e fare uno spostamento indietro. «Tua sorella è rinata, Sekhmet Nesert.» Disse con vago tono accusatorio.

«Tua sorella mi serviva solo a distrarti.» Replicò parando con facilità un affondo di Tahri, che sollevò le gambe, evitando un colpo dell’avversaria, la quale, però, le prese di striscio l'estremità di un’ala. Fingendo incuranza, voltò su se stessa per dare più forza all’arma. L’altra demone, tuttavia, si allontanò e si fermò sul tetto dell’edicola accanto. «L’avresti già perso, se quella mocciosetta della sorella non lo avesse fatto entrare dentro a quell'affollatissimo forno.» Disse Sekhmet con voce tagliente.

«Non puoi farlo, senza permesso.» La redarguì, atona.

«No, ma è divertente, quasi come te. E poi lo dovresti sapere: posso ferirlo quanto voglio, basta non farlo rinascere. Lui sa e non dovrebbe: se qualcuno lo scoprisse, e non è tuo interesse, non avrà da ridire.» Le campane di una chiesa poco lontana rintoccarono le ore. «Quanto a te, posso farti rinascere quando mi pare.»

Thari alzò il mento. «Fallo.» La sfidò.

Sekhmet sorrise beffarda, i lineamenti felini e i capelli voluminosi immobili sotto i raggi del sole abbagliante di mezzogiorno. «Voglio prima giocare con l’umano, e oggi non posso. Il nostro lavoro non aspetta, lo sai.»

Lo sapeva. Puntò l’arma verso di lei. «Quando vuoi.»

«Con piacere.»

***

Due ragazze gemelle dalla chioma riccia e rossa entrarono ridendo nel locale. Avevano il naso piccolo, le lentiggini e gli occhi verdi come il prato dopo un temporale.

«Ci sono un italiano, un’etiope, un mezzo danese e due irlandesi. Mi sembra un buon inizio per una barzelletta.» I denti chiari di Helina risaltarono sulla sua carnagione bruna.

Andrea le fece un gesto di disapprovazione con la mano e seguì lo sguardo di Ryker. «Quelle sì che sono due fighe. Facciamo una per uno?»

Helina gli assestò un pugno nello stomaco, e Andrea finse di provare un piacere masochista.

Ryker li guardò e sorrise. «Ringrazia il cielo che in questa terra ci sia almeno Helina a sopportati.»

Il ragazzo fece una boccaccia e strinse Helina schioccandole un bacio sulle labbra; lei si dimenò ridacchiando. «Va bene, Ryker. Mi accontento della moretta e ti lascio la prima e la seconda roscia

«Come sei gentile, grazie.» Rispose sarcastico.

«Cos’è questo tono? Non ti accontenti di due strafighe, buongustaio?» Gli lanciò un’occhiata maliziosa. «Dai, avanti, sfodera le tue doti di perfetto corteggiatore. Non cascano certo dal pero! Io e Helina ci possiamo benissimo consolare da soli; pago io, tu vai.»

Ryker osservò la birra nel boccale e la fece girare nel fondo. Il liquido luccicò riflettendo le luci soffuse del pub. «Tra poco devo andare via.»

Andrea fece un gesto infastidito con la mano. «A te Cenerentola te fa ‘n baffo.» Commentò in romano. «Nemmeno mi’ nonna va a letto così presto.»

Sul vetro, dietro la testa di Ryker, c’era disegnato un Colosseo stilizzato, che proiettava la propria ombra sul tavolo di legno. Lui ne seguì il contorno con le dita affusolate. «Devo andare a prendere Lucrezia.»

«Mandaci Matteo.»

Scosse il capo. «Stasera sta a casa con papà. E poi è mio dovere…»

«Oh, per favore.» Lo interruppe l’amico, più aspro di quanto avesse desiderato. «Ma perché è sempre tuo dovere?» Domandò con più dolcezza. «Tua sorella ha sedici anni, non è una bambina, o pensi di starle dietro anche quando avrà quarant’anni? Ryker, tutte le tue ragazze ti hanno mollato per questo. Io capisco la situazione di tuo padre e tutti gli impicci che hai, ma tua sorella… Alessandra quando ti ha lasciato ha detto che dedicavi più tempo a Lucrezia che a voi due.»

Ryker si strinse nelle spalle. «Non siamo stati insieme.» Replicò laconico.

«Non è questo il punto e tu lo sai. Lei ti ha lasciato perché...»

«So benissimo perché mi ha lasciato. Ma non credo che tu possa capire.» C’era una nota di accusa, per nulla velata, nella sua voce. Andrea non faceva che parlare male della propria sorella.

Ryker lo guardò negli occhi. Non era così ingenuo da credere che in tutte le famiglie si vivesse d’amore e d’accordo o per pensare che tutti si dedicassero al prossimo, tuttavia riteneva che gli altri non avessero a che fare con Lucrezia.

Poche persone sapevano cosa volesse dire vivere i primi dieci anni della propria vita con una madre malata, magrissima, priva di capelli e la pelle perennemente sudata, e poche di quelle persone avevano il carattere introverso e sensibile di sua sorella. Era adesso che lei stava rinascendo; adesso che riusciva a parlare con gli estranei senza trasformare le sue guance lattiginose in due pomodori maturi. Nell’ultimo anno, Lucrezia Mancini era migliorata a scuola, aveva iniziato a suonare il pianoforte davanti a qualche amica e aveva iniziato ad andare a qualche festa senza di lui.

A patto che lui fosse vicino, reperibile in ogni momento e pronto ad andarla a prendere. Lei ricambiava aiutando il padre con le stampelle e facendosi sentire mentre chiacchierava allegramente al telefono con le amiche, come tutte le sue coetanee.

Ryker sapeva che prima o poi avrebbe volato da sola, ed era quello che si augurava, quello che pregava tutti i santi giorni da quando erano bambini. Ora, però, sua sorella iniziava a mettere per la prima volta il suo visino all’esterno, a toccare la vita, ad annusarla e sbuffarci addosso come fanno i cavalli prima di leccare una mano tesa. E lui, per niente al mondo, avrebbe tradito proprio adesso la sua fiducia.

Andrea stava borbottando qualcosa, qualcosa che Ryker non aveva ascoltato. Helina diede una leggere botta alla gamba di lui, poi allungò un braccio e poggiò le dita del colore del cioccolato fondente su quelle ben più chiare di Ryker.

Gli occhi neri e liquidi di lei lo guardarono con un’espressione carica di tenerezza da dietro la cascata di riccioli crespi, su cui si stemperava la luce bianca di una candela dietro il suo capo. Lei e Ryker si conoscevano dal liceo, e mai in tutti quegli anni Helina gli aveva fatto pesare le abitudini della sua famiglia o fatto pressione. «Non ascoltare questo scemo.» Disse con voce bassa, smorzando la tensione. «Noi ragazze siamo molto più comprensive: se le tue ex hanno avuto da ridire, si vede che non ne valeva la pena.»

Ryker le sorrise, grato. Come sempre.


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Grazie a chi sta seguendo questa avventura.

Grazie per i "mi piace" (posso vedere solo l'ultimo nome e solo quelli delle persone che ho come amiche su fb, quindi non so chi siete, ma ne sono davvero felice).

13 commenti:

  1. Che sola che il pulsante di FB non dica chi sono le persone a cui piace il post!!

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  2. Ooohh Dil, è davvero stupendo...amicizia e lotta, tensione di paura e di sfida, attenzione per dettagli soprannaturali e non, mamma quanto lo sfrutti bene il dualismo dei due punti di vista di questa storia! La mia curiosità è a livelli preoccupatamente alti e non ti converebbe: so essere davvero ossessiva!! Ti prego metti al più presto in rete anche gli altri due capitoli che hai detto di aver scritto! Ti prego ti prego ti prego ti prego!!!!!

    P.S. Ma quindi Ryker è anche lui figlio di Ananke e lo sa solo a metà o cosa!? Perchè lui non deve essere fatto rinascere!?! Ah aspetta...deve diventare un angelo vero!?

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  3. Vado di corsa, sarò stringata (e per me è dura).
    No, sei fuori strada!! ; )

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  4. mmmh, bello anche questo!!
    pero' che corti!
    si finiscono in un battibaleno!
    mi raccomando, quando posti gli altri ricordati di mandarmi il link diretto perché continuo ad aver gli stessi problemi che ti dicevo...

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  5. no, aspetta...
    oggi funziona!
    mah... misteri del web!

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  6. Ciao, Manu, grazie ancora.
    Sai che rileggendo l'ho pensato anche io? Più che altro lascia davvero in sospeso!!
    L'avevo detto io che era un mistero! Per sicurezza il prossimo te lo metterò nei tuoi commenti, poi fammi sapere.

    Silvia, il 5° è da limare un po'. Potrei pubblicare il 4°, ci penso (in realtà tentavo di fare un capitolo a settimana). Però per i prossimi ci sarà un po' da attendere, sia perché arriva settembre, sia perché io scrivo - di getto - ma poi ho bisogno di far raffreddare e ricontrollare.

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  7. Riuscirò a strapparti qualche piccola anteprima prima o poi puoi starne certa!!! ;-> hi hi hi hi hi hi hi hi hi

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  8. Ho letto tutti e 4 i cap.(sono pure stato scemo che sono per sbaglio partito dal terzo capitolo...XD)e sono rimasto perplesso solo su una cosuccia dell'ultimo...Quando Sekhmet e Thari si lasciano a circa metà,dopo il breve combattimento,io avrei reso il loro dialogo di botta e risposta leggermente più carico di sarcasmo(ovviamente è solo una mia stupida opinione,non oggettiva in quanto io sono un fan del sarcasmo)^^per il resto molto molto brava^^

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  9. @ Anonimo (Vick, ho letto il tuo messaggio su facebook!) sai che pensavo giusto, giusto, di fare Sekhmet più sarcastica? Ma credo sia troppo breve per riuscire a dare questa impronta. Vedremo cosa ne uscirà. Io non sono una fan del sarcasmo, ma mi piace caratterizzare i diversi personaggi, beh, non tutti, ma qui non sono tantissimi.

    Grazie per essere passato.

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  10. Questo è quello che al momento mi piace di più!! ^___^

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  11. bellissima la scena d'azione e il linguaggio romanesco.... davvero divertente , ben amalgamato con l'ambiente ..

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