venerdì 17 settembre 2010

Le figlie di Ananke. Black Light - cap.7

**
Capitolo 7

*************************************************************************************************

Oppure vai a

PROLOGO; CAP.1; CAP.2; CAP.3; CAP.4; CAP.5; CAP.6; CAP.7; CAP.8; CAP.8; CAP.9; CAP.10;
PER SAPERNE DI PIù

*************************************************************************************************

(Pray) Cause nobody ever survives
Prayin' to stay in your arms just
Until I can die a little longer
Saviors and saints,
Devils and heathens alike
She'll eat you alive

Puscifer - Rev 22:20

Anno 2010

Ryker sbatté le palpebre più volte, ma la notte restava notte e la paura rimaneva paura.

Il demone donna davanti a lui si schiarì la voce con fare teatrale. «Ryker Mancini, l’amichetto di Thari.» Esordì con voce soave. «Sekhmet sosteneva che eri un bel ragazzo e non posso darle torto. Sostiene anche che tu sia molto divertente, tuttavia devo ancora valutare la situazione.» Fece un passo indietro e indicò lo spazio accanto a loro. «Conosci l’uscita più vicina del parco?»

Lui non era neppure in grado di risponderle. Rimase immobile con i gomiti conficcati nel terreno fangoso.

«Mmm» commentò l’altra. «Non era la risposta che mi aspettavo.» Mosse la testa e i capelli chiarissimi rifletterono i raggi lunari. «Facciamo così, io ti dico dove andare e tu ti alzi e te ne vai. Ti do tre minuti, se arrivi all’uscita prima dei tre minuti, non ti darò più fastidio.» Lo prese con entrambe le mani e lo mise in piedi come avrebbe potuto fare con un bambino piccolo. «Vai, bimbo biodo, l’uscita e di là.» Indicò con un dito verso destra e gli diede una leggera spinta. «Corri.» Sussurrò.

Ryker corse. Corse veloce verso il pendio che la donna gli aveva indicato. Corse perché a spingerlo era stata l’ultima parola di lei, non il significato, bensì la carezza gelida che lo aveva accarezzato fin sotto i vestiti, mentre la pronunciava.

Non sapeva se le sue gambe stessero andando veloci, non sapeva se stesse ancora respirando, ma sapeva che i tre minuti che il demone gli aveva dato non erano passati quando inciampò e si ritrovò di nuovo a terra. Qualcosa lo spinse e lui rotolò lungo la collina; quando solo poco dopo riuscì a ordinare alle mani di fermarlo, pensò che il suo istinto di sopravvivenza doveva essere andato in tilt. Nell’aria si udì un fruscio e subito dopo lui fu sollevato e lasciato di nuovo.

Il demone comparse davanti a lui e rise con fare innocente, facendo ballare i boccoli che le incorniciavano il viso. «Ebbene, devo ammettere che ora sei anche divertente.»

Il ragazzo rispose con un lamento sommesso che fece ridere ancora di più la creatura alata. Con un movimento troppo veloce per lui, lei lo spinse e lo bloccò a terra con un piede.

«La mezza umana ogni tanto fa qualcosa di buono per noi sorelline. Sai, le regole sono così ferree che tutto diventa di una noia infinita.» Lo lasciò, staccandosi dal terreno e svolazzando su di lui con la spensieratezza di una farfalla.

Ryker, però, non aveva in mente né farfalle, né momenti spensierati; pur stando a terra, ebbe la sensazione di una vertigine. La mente si annebbiò e subito dopo si schiarì nella percezione inconfondibile del dolore.

L’estremità di un’ala del demone gli perforava la coscia destra. Boccheggiò incredulo e, quando lei estrasse l’ala, senza neppure pensarci, lui si girò su se stesso e tentò una fuga carponi. Non si rendeva neppure conto di quanto il tentativo fosse vano.

La donna lo afferrò per le gambe, strattonandolo così velocemente che Ryker perse l’aria nei polmoni e, quando la ritrovò, il gelo sembrò penetrargli fino allo stomaco. Scalciò con tutta la forza che aveva nel corpo e per alcuni, brevissimi, istanti pensò di essere riuscito nell’intento di liberarsi. Tuttavia il demone lo tirò in piedi con un unico movimento e lo scosse a una velocità non umana.

Se ne avesse avuto la capacità, avrebbe urlato, ma ancora una volta, si sentiva come ovattato; come se galleggiasse dentro un incubo. E si sarebbe abbandonato presto a quella sensazione, se lei non lo avesse lasciato all’improvviso, lasciandolo accasciare a terra.

Ryker aprì la bocca in cerca di ossigeno e i suoi occhi pieni di lacrime brucianti intravidero la figura nera di un altro demone, che planava verso di loro con una spada in mano.

La creatura che fino ad ora lo aveva torturato, estrasse la propria arma dal fodero dietro la schiena, e la piegò un poco davanti a sé, pronta a parare l’attacco. Le ali spalancate, il corpo teso, fu ciò che riuscì a cogliere Ryker prima che le lame stridessero tra loro.

Ciò che venne dopo fu un movimento di corpi neri, ali grigie e spade bianche. Rapido, troppo rapido per lui.

Non riusciva a distinguere le due figure: solo prima che l’altro demone colpisse l'aguzzina, ne aveva intravisto la sclera chiara, ora non poteva sapere chi fosse chi. Strinse i denti, per non farsi distrarre dal dolore alla coscia e si concentrò sul suono cadenzato delle armi che si scontravano.

Una danza frenetica, uno spazio quasi illimitato tra cielo e terra.

Thari deviò un colpo scartando su un lato, saltò agile, contrattaccò e di nuovo parò. L’altra prese l’elsa della spada con due mani e innalzandola la scagliò sulla ragazza, che bloccò il movimento con la propria arma.

Ignare del vento gelido di febbraio, continuarono il duello, fino a che le loro armi non si incastrarono insieme. Un silenzio irreale scese sotto gli alti pini della villa. Thari guardò l’altra negli occhi liquidi. «Se te ne vai e prometti di lasciarlo in pace, farò lo stesso con te.»

L’altro demone alzò il mento e digrignò i denti lampeggianti nell’oscurità. Con un colpo delle ali si spostò indietro, liberando le armi, e con una sola ala mirò alle gambe della ragazza, che le piegò verso l’alto e di nuovo tornò all’attacco. Schivarono e sferrarono colpi fluidi e precisi, e troppo veloci per gli occhi di Ryker. Il tempo in cui si muovevano era qualcosa di non calcolabile in termini umani.

La donna che aveva rapito il ragazzo indietreggiò e attaccò. In quel momento la punta della spada di Thari compì un cerchio perfetto nell’aria, scintillando sotto i raggi della luna, e subito dopo inserendosi nello spazio creatosi tra l’arma dell’avversaria e il torace della stessa; colpì l’altro demone su un fianco, e di nuovo uscì da quel corpo nero. Infine, con un’unica velocissima mossa, si conficcò nel petto del demone, all’altezza del cuore, schizzando sangue ceruleo.

Ci fu un attimo di immobilità, poi dallo squarcio uscì una luce densa, che divenne sempre più scura. Ryker non riusciva a capire cosa fosse, ai suoi occhi sembrava nebbia nera che brillava di luce propria, contro ogni legge fisica; guardò Thari leccarsi lentamente le labbra e alzare il mento. Lei chiuse gli occhi e deglutì, il piacere disegnato sul volto nitido nella notte lattiginosa. Quando estrasse l’arma, il corpo dell’altra sparì in onde acquose, come un miraggio. Respirò a fondo, riprendendo il controllo di sé e del suo corpo.

Ryker, con i gomiti ancora a terra, indietreggiò vedendola arrivare.

Senza una parola, lei si chinò su di lui, lasciò sull’erba la spada e gli prese la gamba ferita. La studiò per qualche secondo e poi vi poggiò sopra il palmo della mano per diversi minuti. Quando la lasciò, cercò di riavvicinare i lembi laceri dei vestiti. «Mi dispiace per tutto questo, Ryker.»

Lui la scrutò in volto per alcuni istanti, incerto su cosa dire. «Grazie per avermi salvato.» Disse con voce roca per non aver parlato fino a quel momento.

Thari fece per rispondere, ma si voltò di scatto e afferrò la spada. Si allontanò con due passi volanti e Ryker udì lo stridore di due lame; si mise a sedere, senza riuscire a capire: la ragazza sembrava combattere da sola con l’aria, girando su se stessa, torcendosi, scartando e attaccando; e continuò a farlo per cinque lunghissimi minuti, fino a che il nulla con cui stava combattendo la spinse verso un albero dal tronco largo e le radici nodose, bloccandole i polsi sopra il capo.

Ryker si alzò. Stava per avvicinarsi, ma davanti alla ragazza si materializzò una luce intensa che disegnò un corpo candido, di circa due metri, dalle ali diafane. La figura - dai capelli di un biondo splendente, e la pelle accesa come avesse una fonte di luce dentro di sé - teneva un pugnale conficcato nell’addome di Thari; senza lasciarla, si voltò a guardare il ragazzo.

«Ehi, piccolo umano, vuoi vedere come sanguina di rosso la tua amica?»

Estrasse l’arma e la spinse di nuovo dentro il ventre di lei, che ansimò. Anche Ryker ansimò.

Il cuore gli rimbombava ovunque potesse, la rabbia e la paura sembravano soffocarlo. Gli occhi azzurri come il cielo d’estate della creatura gli sorrisero, quasi con compassione; forse fu quello che gli diede la forza per slanciarsi verso di loro e saltare contro l’uomo alato.

«Ryker, no

Il grido di Thari lo raggiunse quando lui stava già volando indietro. Niente attutì il colpo sulla schiena, ma non ebbe il tempo di pensarci: il demone angelico, lo afferrò e, sollevatolo da terra, lo fissò. La sua algida bellezza fece rabbrividire il ragazzo. «Sei troppo lento per potermi saltare addosso, umano.» Commentò con tono pacato. «Non hai demoni della rinascita alle calcagna, credo che la tua vita debba essere ancora lunga, salvo errori di Sekhmet.» Aveva le sopracciglia così chiare che sembrava non ne avesse, tuttavia ne alzò una, quando Ryker cercò di liberarsi dalla sua presa. «Stai calmo, non desidero te. Voglio la piccola demone, figlia di Ananke.»

«Se lei muore» riuscì a rispondere l’altro cercando di vedere dove fosse Thari, «muoio anche io. Sono io che ne so troppo, prenditela con me.»

Il demone sorrise con dolcezza. «Non sai neppure di cosa parli. Le leggi che regolano tutto ciò non ti sono note, ed è bene che non lo siano. Ma sappi che un demone della rinascita in meno equivale ad almeno una decina di vite umane in più.»

Mentre diceva quelle parole, l’aria frusciò di piume e di freddo.

Sekhmet Nesert si materializzò accanto a loro. «Ehi, angioletto, non è con lui che dovresti stare a chiacchierare.»

La creatura bianca poggiò Ryker e la guardò. «Ricordati che non puoi farlo rinascere.»

«So benissimo cosa posso o non posso fare.» Replicò Sekhmet e strattonò il ragazzo. «Non ti ho fatto venire qui per questo.» Con un’ala sfiorò la guancia della sua preda, che si accigliò al morbido tocco delle piume. «So che gli umani ti piacciono...» Con la stessa ala incise la pelle del giovane lungo il collo che, poco prima, fuori la villa, era coperto dai vestiti ben chiusi.

«Lascialo

Sekhmet sorrise soddisfatta nell’udire quel sussurro leggero dietro di loro. Inclinò appena il capo verso Thari. «Ma sei qui per lei, vero?» Non attese la risposta del luminoso demone, scagliò Ryker a una decina di metri da loro e subito dopo gli fu sopra.

Era magra e longilinea, aveva lunghissimi capelli voluminosi; e gli occhi neri parevano avere una tempesta elettrica dentro le orbite. Lampi cremisi riempivano il suo sguardo, che si posò sicuro sul corpo ansimante di Ryker.

Lì dove Thari lo aveva guarito, lei affondò una serie di colpi, lacerando stoffa e carne. Lui lanciò urla spezzate, che non riusciva a trattenere, e quando lei gli strappò i vestiti con le mani, il freddo che sbatté con veemenza contro la sua pelle sanguinante fu un piacevole anestetico.

Le immagini si confusero, il buio lo assalì e la paura lo divorò. Poi volò; in una frazione di secondo. Non sapeva da dove a dove stesse volando - in vero, troppe erano le cose che non riusciva a comprendere da quando si era ritrovato nel parco - tuttavia avvertì l’urto con la terra bagnata, la stessa su cui quel giorno era caduta la neve immacolata.

Un grido si sprigionò dai suoi polmoni, mentre una fitta di dolore dal suo braccio si espandeva su tutto il corpo. Fu l’ultima cosa che udì.

***

Thari rantolò nel sentire le prime urla di Ryker. «Dovresti salvare gli umani: è questo il tuo compito.» Disse rivolta all’essere bianco con un filo di voce. Si sedette sui talloni, con l’intenzione di alzarsi, ma l’uomo la bloccò.

«Non ha intenzione di farlo rinascere. E non potrebbe farlo, senza infrangere le leggi». Si chinò su di lei e subito dopo l’aiutò ad alzarsi.

La ragazza lo guardò negli occhi. «Se riuscisse a farlo apparire come un incidente, potrebbe anche farlo. Vattene e permettimi di salvarlo.»

Lui abbassò il mento verso di lei e lasciò che il silenzio fosse riempito da urla e lamenti di Ryker. «Perché ti interessa così tanto? È solo un umano e prima o poi rinascerà. Non puoi esser interessata a lui e io non me ne andrò.»

Thari serrò i pugni. Aveva il torace pieno di ferite, ma nessuno dei due aveva una spada in mano: nella frazione di un secondo, valutò la possibilità di attaccare. Le sue braccia si mossero prima di avere il permesso, si scagliarono contro l’uomo con raffiche veloci, colpendolo ovunque potesse.

L’altro, dopo un attimo di incertezza, parò e rispose all’attacco. Di nuovo i movimenti furono troppo veloci, i muscoli tesi al massimo, le ali frementi. Un corpo a corpo tra un essere del tutto bianco e uno del tutto nero, egualmente forti.

Ma Thari era stanca, perdeva sangue dalle troppe ferite che aveva nel corpo, e le grida e la paura di Ryker riempivano la sua mente annebbiata. L’altro la bloccò e con forza la costrinse a inginocchiarsi a terra, facendole perdere il respiro. In piedi dietro di lei, le afferrò i capelli e le strattonò il capo all’indietro; si piegò appena in avanti, in modo da guardarla in viso. «È davvero sciocco da parte tua esserti ritrovata in questa situazione per un misero umano.»

Lei sollevò le mani per afferrare i polsi di lui, ma non riuscì a liberarsi e il demone la trascinò lungo il prato in direzione della spada bianca, che brillava di luna sull’erba scura. Poi l’uomo si fermò bruscamente e la lasciò. Thari sorrise afflosciandosi sul terreno sconnesso.

Con una velocità inaudita un’altra spada tagliò l’aria della notte, emettendo un leggerissimo sibilo. L’uomo tentò di correre verso la propria arma, ma dare le spalle all’avversaria gli fu fatale: la lama penetrò nella schiena, poco sotto le ali, e lui si ritrovò a terra.

«Tergerai il tuo copioso sangue, angioletto. E non mi rincresce affatto!»

In un unico movimento, il corpo di Iside si sollevò, liberò la sua spada insanguinata e la inserì tra le scapole diafane, seguendo una linea precisa e obliqua. Con entrambe le mani spinse dentro il corpo del demone, che mormorò qualcosa di incomprensibile. «Che Dio ti benedica, fedifrago Figlio della Luce.»



***********

Grazie a chi sta seguendo questa avventura.

Un grazie a Flyingpaw che, nonostante dica di essere rimbambita, ha capito tutto da subito, forse più di me :) e grazie ad Anna13, che mi pare abbia letto tutto d'un fiato...

Spero di non farvi attendere troppo per il prossimo capitolo. Ci sarà un nuovo scenario.

5 commenti:

  1. Diventa sempre più avvincente! Voglio il seguitoooo, ok sarà meglio che mi calmi ^_^

    Sekhmet Nesert mi sta proprio sulle scatole, non è che la puoi uccidere con una bella decapitata o con una bella pentolata di olio bollente?... Ok ora la pianto sul serio :)

    Comunque complimenti davvero!

    P.S.:ma un po' più sfortunato non lo potevi fare 'sto Ryker, sembra che la nuvoletta di Fantozzi si sia incollata alla sua testa ^_^

    RispondiElimina
  2. Concordo perfettamente e su tutta la linea con Flyingpaw!!

    Prima di tutto però scusa il ritardo,piccoletta, ma il mio computer è definitivamente andato e devo aspettare che mio padre liberi la sera il suo per poter navigare su internet!! ok date le spiegazione mi posso esprimere (anche se so di stare diventando piuttosto monotona!!!):

    Aaaahhhhh mi ha quasi ammazzato Thari quel brutto stronzo di angelo presunto superiore!!!! Ma quand'è che ci fai capire qualcosa riguardo alla sorella di Ryker!?!? e sto poveretto non doveva sopportare solo qualche dispetto!?!? Questa è tortura bella e buona!!! >:-&

    E poi chi è sta bella presuntuosa che si mette d'accordo con un angelo per togliersi di mezzo Thari e continuare a "Divertirsi"!?!? Grrrrr

    sto respirando...si si lo sto facendo, ma tu sei crudele; ci lasci sempre col fiato letteralmente in gola!! Ma hai idea di quando sia difficile poi tornare a respirare normalmente!?!?

    mmmmm....va bene, bando alle ciance: a quando l'ottavo?!?!

    ;-))

    RispondiElimina
  3. Grazie, ragazze.
    ihihihih è vero, Ryker è un po' sfortunato, soprattutto per via della famiglia, secondo me.

    Mmm verso Sekhmet ho istinti omicidi anche io :p

    Brava, SilsaraSun: respira... dai, 1,2,3, RESPIRO!!
    :D

    RispondiElimina
  4. Bellissimo. :)
    Scrivi davvero bene.

    Oh, oggi pero' ho una leggera critica, visto che tempo fa le cercavi spero quindi che la cosa non ti offenda.
    Non é sul modo di scrivere, scrivi troppo bene a livello di forma, é piu' una cosa concettuale.
    Mentre leggevo questo capitolo e assaporavo ogni singola riga, mi é pero' venuta una cosa ad un tratto (ed é la prima volta che capita), una sorta di fastidio per il fatto che Ryker, che é il protagonista di questa storia, é completamente impotente.
    Almeno fino ad ora, poi magari cambia in qualche modo, ma il fatto che non riesca e non possa fare niente se non subire quello che i demoni fanno é... fastidioso per un eroe.
    Viene sbattuto a destra e a manca e anche con tutta la buona volontà del mondo non puo' fare molto ovviamente, lui à umano e loro sono demoni...
    Forse é anche presto nel racconto, é ancora tutto da chiarire, ancora non si sa perché Thari si é incaponita con lui, perché c'entrava la sorella e un sacco di altre cose, magari poi Ryker ha qualcosa di speciale.
    Non so, vedremo come prosegue.
    Spero tu non te la prenda, ti avevo detto che ti avrei detto onestamente tutto quello che mi viene in mente quando leggo. :)

    RispondiElimina
  5. Evviva, è tornata la mia terza fan :D

    Ma no che non mi offendo, anzi, mi fa piacere.
    Per,ò a essere onesti, non so bene cosa risponderti, nel senso, sai, quando è una critica sulla trama o il modo di essere di un personaggio è più difficile fornire una spiegazione oggettiva.
    Infatti non sarà oggettiva. Ryker è impotente perché, come hai scritto tu, non potrebbe essere diversamente, visto che altri protagonisti umani quasi non ce ne sono.
    C'è da dire anche che Ryker per me è un antieroe di cui avevo bisogno, perché in NT sia la mia protagonista femminile che quello maschile sono molto fighi, molto bravi, molto forti, mi serviva staccare da questa figura, mi serviva proprio qualcuno che avesse voglia di fare, di prendersi cura degli altri e che non si arrendesse nonostante l'impossibilità dettata dal suo essere umano.
    Non so se è chiaro (stasera sto fusa).

    RispondiElimina